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Il Castello Aragonese
Il Castello Aragonese
Questo enorme scoglio, cantato da Ariosto ed abitato da Vittoria Colonna, rappresenta, per la sua straordinaria bellezza, il simbolo dell’isola d’Ischia.
Se i castelli affascinano, il Castello Aragonese di Ischia sorgendo nel mare è ancora più misterioso, staccato com’è dal resto dell’isola con cui però mantiene un legame che va oltre il ponte – cordone ombelicale che lo unisce fisicamente ad Ischia ponte. Il suo vecchio toponimo di “insula minor” che lo contrapponeva all’insula major, esprime bene il suo essere un luogo diverso, una piccola isola accanto all’isola madre, ma è stata proprio questa ulteriore insularità che ha permesso al Castello di conservare il genius loci, l’identità storica di un territorio più vasto. La maggior parte degli avvenimenti, delle battaglie e della vita cortese ischitana si è giocata tutta qui, su questo scoglio in mezzo al mare, e questo lo intuisce anche chi non conosce la sua storia. Basta gettare un solo sguardo al Castello Aragonese che ci si sentirà andare indietro nel tempo in un medioevo fantastico o in un cenacolo rinascimentale, epoche che qui hanno lasciato più di una traccia.
Le antiche mura, le chiese, i bastioni del Castello di Ischia sono state costruite in gran parte dal 1300 al 1600. Esse si mimetizzano perfettamente con la roccia scura e dentellata dell’isolotto, che è anche uno straordinario giardino turrito. Salendo sul Castello Aragonese si scopre infatti un altro mondo. Il volto severo e chiuso che si coglie dal basso cede il posto ad una cittadella fatta di orti soleggiati e di stradine che conducono sempre davanti a viste sbalorditive. Il Castello in alto sorride animato com’è da uccelli di mare e grossi gatti, uliveti e vigneti; a dispetto della sua fama ariostesca il Castello oggi ha cuore espugnabile da chiunque guadagni a piedi ( o in ascensore ) i 113 metri.
Però solo ora che siete in alto potete calarvi nella storia di Ischia.
Avvolte nel mistero del tempo vi attendono cattedrali e chiese del Cinquecento, catacombe affrescate, archi e volte, mura di ogni epoca, prigioni borboniche. Il silenzio del Castello parla, sono parole in forma di architettura, come un gigantesco libro di pietra da sfogliare senza fretta.